IRON MIKE TORNA SUL RING A 57 ANNI. PAUL (CHE RISPETTOSAMENTE LO GRAZIA) VINCE NETTAMENTE. IL TEMPO, OVVIAMENTE, SI CONFERMA AVVERSARIO PIU' IMPLACABILE DI TYSON!
ARLINGTON (TX) 16/11 - Chiunque mastichi un pochino di pugilato, sa benissimo che il tempo è l'avversario più implacabile di ogni pugile, Mike TYSON incluso. Ora...se si fa rientrare il main event della card andata in scena stanotte alla AT&T Arena di Arlington Texas, la sfida tra il leggendario Iron Mike e lo youtuber Jake PAUL, nel recinto della mera esibizione assieme a tutto il pompaggio mediatico dal quale, per mesi, siamo stati inondati, non c'è nessun problema. Si tratta di un'americanata per far tanti soldi e tanto pubblico. Una rimpatriata dove a bordo ring si sono rivisti (e anche in forma) campioni come Holyfield, Lennox Lewis, Sugar Ray Leonard...tutto bello come una cena di Natale. Bene così. Lo sapevamo.
Se dobbiamo però definire pugilato quanto visto....mamma mia. Datemi un velo che lo stendo. Per la cronaca ha vinto Paul, ai punti dopo 8 riprese da 2:00 minuti. Un Paul lento, scomposto, tecnicamente rozzo e approssimato il quale a partire dal 3 round ha fatto valere il notevole vantaggio anagrafico di cui tutto il mondo era, probabilmente, consapevole. Onestamente, però, vedere una leggenda come Tyson finire a fare la figura del vecchio orso domato nel tendone del circo, rispettosamente o pietosamente risparmiato da un avversario scarso e improponibile, è una cosa che trovo molto triste. Triste perchè è proprio grazie a leggende come Marvin Hagler e Iron Mike che mi sono maledettamente o fatalmente appassionato a questo sport. E vedere Tyson trattato così, anche se a lui probabilmente poco interessa, ripeto, mi fa sportivamente un male cane nel più profondo di me stesso.
Comunque ho un tuttavia da scrivere: Tyson stanotte è durato due round. E'partito in quinta, come sempre, come se davanti a lui ci fossero Spinks, Pinklon Thomas o Razor Ruddock. Come quando c'era Kevin Rooney a guardargli le spalle all'angolo. E sì, per un attimo, la magia c'è stata: nel corso di quei quattro minuti, ad ogni randellata che colpiva il capoccione di Jake Paul accompagnata dal boato degli spettatori, ho riavvertito quell'emozione che a quindici anni mi teneva sveglio la notte e che ancora oggi, nonostante tutto, continua a farmi scrivere di boxe.
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